| Documentazione prodotta da: | |
| Confraternita di Maria Santissima del Carmelo | |
| Sede della confraternita: | |
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Chiesa Madonna del Carmine - Ruvo di Puglia (Ba) |
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| Condizione giuridica: | |
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Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto con Decreto regio del 27 giugno 1935, registrato alla Corte dei Conti il 28 agosto 1935, ed è stata iscritta nel Registro delle persone giuridiche presso il Tribunale di Bari il 25 giugno 1987 al numero 234 |
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| Date di esistenza: | |
| 1604 - | |
| Profilo di storia istituzionale: | |
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La confraternita fu costituita il 15 maggio 1604 per iniziativa di alcuni ecclesiastici e pii cittadini. Il vescovo Gaspare Pasquali concesse il nulla osta alla fondazione ed all’approvazione delle regole(1), mediante il suo vicario generale, l’arciprete Orazio Caputi. Sempre nel 1604 al sodalizio fu concesso (con un pio legato del sacerdote Don Giuseppe Ruta) il beneficio perpetuo dell’utilizzo della chiesa di S. Vito, sita nell’omonima contrada all’interno delle mura della città, che in precedenza era stata scelta dai fondatori della congregazione per l’espletamento delle attività cultuali e devozionali(2). Il beneficio fu concesso con la condizione che la confraternita si accollasse gli oneri del restauro e della manutenzione del tempietto. Le regole statutarie vennero confermate prima con un breve di Papa Paolo V (23 dicembre 1615) e successivamente con un Decreto di Clemente X (4 settembre 1675)(3). Lo statuto del 4 settembre 1675 è trascritto nella Platea a firma del notaio Giuseppe Simia: dalla sua analisi si desume quale fosse la struttura organizzativa della congregazione(4). Il rettore (o priore) controllava la presenza a messa dei consociati, e proponeva le deliberazioni nel corso delle riunioni del pio sodalizio. Portava il Santissimo Crocifisso durante le processioni; il prefetto si occupava dell’esposizione delle Quarantore, e della celebrazione delle messe nell’oratorio confraternale nei tempi stabiliti. Provvedeva alla cura della chiesa, dava inizio ai sacri offici ed agli esercizi spirituali e ne decretava la fine, prendeva nota dal decurione, dopo un consulto con lui, delle assenze ingiustificate da parte dei confratelli. Il segretario era incaricato della stesura dei verbali delle deliberazione della confraternita(5). Fin dagli anni immediatamente successivi alla sua istituzione la confraternita divenne la più ricca e influente di della città, e svolse un ruolo fondamentale di controllo sociale tramite le sue numerose iniziative di assistenza e beneficenza(6). Come già detto, le attività caritative e assistenziali non si esaurivano all’interno della pia associazione, ma coinvolgevano l’intera comunità ruvese. Due confratelli nominati mensilmente dal rettore, infatti, avevano il compito di visitare quotidianamente i carcerati, assistendoli materialmente oltre che spiritualmente. A tal fine, i due associati ogni giovedì compivano un giro della città per chiedere l’elemosina(7). Ad altri due congregati spettava poi il compito di visitare gli ammalati, fornendo loro vitto e medicine (queste ultime acquistate dal Monte di Pietà) raccolte elemosinando il martedì e il venerdì. Nei tempi della raccolta dell’orzo, del grano e dei legumi un’altra coppia di confratelli vagava per le campagne raccogliendo vettovaglie, che poi erano conservate per l’inverno o per altri tempi di necessità. In città si raccoglieva altresì il denaro per i lavori della fabbrica della chiesa di San Vito e dell’oratorio confraternale(8). Così come l’attività assistenziale, anche le pratiche cultuali e devozionali non si esaurivano nell’ambito della confraternita, ma erano indirizzate a tutta la comunità. Tra i culti propri della confraternita molto sentito era il culto della Passione di Cristo e dei Misteri Dolorosi: a tale scopo, infatti, la confraternita si procurò dei simulacri per la processione del Venerdì Santo, che tutt’oggi si svolge per le vie di Ruvo(9). La confraternita era costituita in buona parte da ecclesiastici che occupavano importanti cariche direzionali e amministrative. Si pensi ad esempio che nel 1752 ben 42 dei 141 consociati erano chierici(10). Le deliberazioni del rescritto reale del 21 luglio 1753(11), a più riprese ribadite anche negli anni successivi, ridimensionarono decisamente la presenza degli uomini di chiesa nell’amministrazione delle confraternite e precisarono che gli ecclesiastici dovessero essere sostituiti con i laici nelle cariche ufficiali(12). Naturalmente questo stato di cose fu fortemente contrastato dai confratelli ecclesiastici, che attuarono una forte resistenza per impedire che le nuove regole statutarie fossero attuate compiutamente(13). La diatriba degenerò nel 1761, anno in cui si prescrisse addirittura che i prelati venissero privati di ogni voce (anche passiva) nell’elezione degli ufficiali, venendo persino diffidati dal presenziare alle riunioni per il rinnovo delle cariche amministrative in quanto considerati elementi superflui e disturbatori(14). Si ebbe di conseguenza un periodo di interregno, durante il quale la confraternita fu amministrata da un funzionario della Regia Corte di Bitonto, Don Carlo Bardari(15). La situazione fu sbloccata due anni dopo: l’8 maggio 1763, infatti, la confraternita si riunì finalmente per procedere all’elezione del priore e degli altri amministratori, in esecuzione delle regie provvisioni del 30 aprile dello stesso anno(16). Lo statuto fu modificato negli articoli concernenti la figura ecclesiastica del rettore, sostituita con quella laica del priore, e in quelli che regolavano la pratica delle questue (ovvero la vendita di prodotti della terra per raccogliere offerte), per le quali era necessario chiedere l’autorizzazione regia, rimanendo per il resto immutato. Il regio assenso di Ferdinando IV giunse il 30 maggio dello stesso anno(17). La confraternita, attualmente ente di solo culto, rientra nella Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. L’attuale struttura amministrativa è articolata sui dettami dello statuto unico per le confraternite della diocesi, approvato dalla Consulta diocesana delle Confraternite e promulgato dal vescovo Donato Negro il 31 gennaio 2000. |
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| (1) | Cfr. Archivio della Confraternita di Maria SS. del Carmelo (=ACC), serie Patrimonio, Planta Regia (o Platea). |
| (2) | ACC, serie Patrimonio, Planta Regia (o Platea). |
| (3) | Ibidem, p.605. |
| (4) | ACC, serie Atti normativi, Statuto confraternale 1675. |
| (5) | ACC, serie Atti normativi, Statuto confraternale 1675 |
| (6) | F. Di Palo, Le confraternite…, cit., p.609. |
| (7) | Ibidem, p. 606. |
| (8) | Ibidem |
| (9) | F. Di Palo, Passione e Morte. La storia, i suoni, le immagini della Settimana Santa a Ruvo di Puglia, Schena Editore, Fasano 1994. |
| (10) | Id., Le confraternite…, cit., p.610. |
| (11) | L. Bertoldi Lenoci, L’istituzione confraternale: aspetti e problemi, in ‹‹Confraternite. Arte e devozione in Puglia››, a cura di C. Gelao, Electa, Napoli 1994, p.24. |
| (12) | F. Di Palo, Le confraternite…, cit., p.610. |
| (13) | V. Amenduni, La dioecesis rubensis nella metà del secolo XVIII. Estratto dalla tesi in Sacra Teologia, Napoli 1958, p. 34. |
| (14) | Ibidem |
| (15) | Ibidem, p.35. |
| (16) | Ibidem |
| (17) | F. Di Palo, Le confraternite…, p.610. |