Documentazione prodotta da:
Vincenzo Ursi, Canonico del Capitolo cattedrale di Ruvo
Sede:

Ruvo di Puglia (Ba)

Date di esistenza:
1773 - 1851
Profilo di storia istituzionale:

Vincenzo Michele Domenico Antonio Ursi nacque il 19 settembre 1773, ultimogenito del magnifico Francesco Antonio, notaio, che rogò in Ruvo dal 1742 al 1788, e della magnifica Anna Buccomini(1). Fu battezzato nella chiesa Cattedrale dal canonico don Giulio Fenicia e fu tenuto al fonte battesimale da don Salvatore Fenicia(2). Nello Stato delle anime del 1775 si legge che la famiglia Ursi risiedeva alla via del Fico(3), che Vincenzo aveva cinque fratelli più grandi: Teresa (tredici anni), Giuseppe (dodici), Rosa (nove), Marzia (sei) e Giacomo (cinque), e che in casa vivevano anche due anziane serve: Angela Cagnetta, vedova del quondam Berardino Izzi, di settantacinque anni, e Marianna Mazzone vedova del quondam Mauro di Rella, di sessantacinque anni(4). Il piccolo Vincenzo ricevette il sacramento della Cresima dal vescovo Pietrangelo Ruggieri il 7 aprile 1782, dominica in albis, avendo come padrino don Luigi Lo Russo(5). Poco altro si sa della sua infanzia, ma, certamente le condizioni economiche della sua famiglia gli permisero di ricevere un’educazione rigorosa e completa(6). Vincenzo Ursi fu infatti educato nel seminario vescovile di Molfetta insieme con il fratello maggiore Giacomo. Dall’epistolario conservato nell’archivio si desume che nel 1793 era ancora a Molfetta e che visse a Napoli dall’11 giugno 1796 al 17 febbraio 1798 per compiere gli studi di diritto. Tornato a Ruvo nel 1799, gli fu sequestrata la porzione capitolare dal regio economo Matteo Caputi, in quanto “persona che nutriva sentimenti di attaccamento alla Nazione Francese”(7). Nei primi decenni dell’Ottocento, data anche la grande ricchezza della sua famiglia, Vincenzo Ursi fu tra i ruvesi colti e benestanti che costituirono raccolte più o meno numerose di antichità d’arte, insieme con il fisico Luigi Cilienti, l’arcidiacono Giuseppe Caputi, Salvatore Fenicia, i fratelli Giovanni e Giulio Jatta e il loro cugino Pietro Cotugno, solo per citare i più famosi(8). Dottore in diritto civile e canonico, Vincenzo Ursi ricoprì le cariche di maestro di cerimonie e di procuratore ad lites del Capitolo cattedrale di Ruvo. Nel 1806 fu per designato dal Capitolo a ricoprire la carica di capo sagrista, ovvero di parroco della Cattedrale, e il vicario capitolare gli conferì la facoltà di confessione di entrambi i sessi. Tenne nella cattedrale due pubbliche allocuzioni, la prima per la presa di Danzica e la seconda per la pace fatta tra l’imperatore Napoleone Bonaparte e l’imperatore della Russia (15 agosto 1807). Sempre nel 1807, essendo “vacato” l’arcidiaconato, il vicario capitolare propose al re una terna di nomi per il conferimento della dignità. Contro tale designazione presentò ricorso al re l’arciprete don Giuseppe Caputi, offeso per non essere stato incluso nella terna. La risoluzione della controversia fu affidata al cardinale Firrao, grande elemosiniere del regno: l’arcidiaconato fu conferito al Caputi, mentre il canonico Ursi, con diploma di Giuseppe Napoleone del 22 gennaio 1808, ottenne il presbiterato, carica che conservò fino al 1840. Dal 1833 al 1838 rivestì anche la carica di vicario capitolare. L’anno successivo fu nominato provicario generale dal vescovo Nicola Marone; nel 1841, infine, divenne arcidiacono, e ricoprì tale carica fino alla sua morte, avvenuta il 14 aprile 1851, all’età di settantotto anni(9).       

(1) Archivio Diocesano di Ruvo (d'ora in poi=ADR), fondo Parrocchia cattedrale di S. Maria Assunta, Registri dei battesimi, Registro degli anni 1772-1781, f.28v, n.17. I Magnifici costituivano la nobiltà per censo, erano strettamente legati al sistema economico-produttivo feudale ed appartenevano al ceto dei piccoli e medi proprietari terrieri e dei professionisti, che aspiravano a “nobilitarsi” con il lavoro. Cfr. P.Tandoi, Corato nel ‘700. Scene di vita quotidiana (educazione, matrimoni, funerali, superstizione, economia, politica, religione, Corato, Arti Grafiche Graziani, 2000, pp-14-16; F. Di Palo, Nobili Magnifici Clero Bracciali. Immagini di Ruvo in Età Moderna, in Rubi Fortissima Castra. Ruvo di Puglia tra storia e architettura, a cura di F. De Mattia, Bari, 1997, pp.59-98
(2) Ibidem
(3) ADR, fondo Parrocchia cattedrale di S. Maria Assunta, Stati delle anime, Libro dello stato delle anime dell’anno 1774 e 1775. Deputati il reverendo canonico don Angiolo Fiore; il reverendo canonico don Pasquale Basile, p.13
(4) Ibidem
(5) ADR, fondo Parrocchia cattedrale di S. Maria Assunta, Registri dei cresimati, Registro dei cresimati datato 1778-1803, f.49v.
(6) A proposito della particolare agiatezza della famiglia Ursi, dal Catasto onciario del  1752 si desume che il notaio Francesco Ursi risiedeva in una “casa palaziata” , sita sulla Strada maggiore presso l’arco delli Signori Miraglia. L’edificio, essendo pericolante è stato abbattuto negli anni Settanta del secolo scorso.  (F. Di Palo, Nobili Magnifici Clero Bracciali, , p.95).
(7) Il dato è confermato dallo studioso di storia locale Vincenzo Testini, che in Carboneria Ruvese del 1915, annovera l’arciprete Ursi tra gli adepti della Perfetta fedeltà, società massonica fondata nel 1817 e afferma che egli era “antico Massone, e Repubblicano del 1799” (cfr. F. Jurilli, Ruvo di Puglia nella Preistoria e nella Storia, Trani, Vecchi & C., 1971, p.332).
(8) Ibidem.
(9) ADR, fondo Parrocchia cattedrale di S. Maria Assunta, Registri dei morti, Registro dei morti datato 1844-1865, f.67, n.96.