Documentazione prodotta da:
Confraternita di Rocco
Sede della confraternita:

Chiesa di San Rocco - Ruvo di Puglia (Ba)

Condizione giuridica:

Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto con Decreto Regio del 1 ottobre 1936, iscritto nel Registro delle Persone Giuridiche presso il Tribunale di Bari il 25 giugno 1987 al numero 232

Date di esistenza:
1576 -
Profilo di storia istituzionale:

La data ufficiale della nascita della confraternita è il 1576, anno del completamento del tempietto dedicato al santo e costruito su una piccola chiesa già esistente nel 1503(1). Il culto di San Rocco era molto sentito a Ruvo, dal momento che un’antica tradizione popolare vuole che proprio l’intervento del santo abbia debellato una terribile pestilenza scoppiata in città nel 1502, durante la guerra tra spagnoli e francesi (1494–1503). In segno di gratitudine la cittadinanza decise di edificare la nuova chiesetta(2). La confraternita si caratterizzava per la modestia del proprio patrimonio (tanto da essere definita povera dal vescovo Gaspare Pasquali nella sua relatio del 1593(3)), contrapposta all’intensità ed alla semplicità delle sue pratiche cultuali e spirituali. Si è a lungo ritenuto che la congregazione si sia estinta nel corso del XVII secolo(4), e che nel 1781 abbia richiesto formalmente il regio assenso alla sua nuova costituzione, ma questa tesi è stata confutata dalla presenza di notizie relative al sodalizio nelle relationes ad limina vescovili per tutto il periodo di tempo compreso tra 1600 e 1700(5). Nel 1606 il vescovo Saluzzi, relazionando sullo stato della diocesi rubastina, riferiva che il sodalizio adottò un sacco di colore rosso, in adempimento alle disposizioni del sinodo diocesano tenutosi nel 1595(6). Il Saluzzi riferiva inoltre che la confraternita era amministrata da laici, il cui operato era sottoposto al rigido controllo vescovile(7). Il concordato del 1741 provocò violenti contrasti tra i vescovi e gli amministratori delle confraternite e dei luoghi pii rubastini, che tentarono ripetutamente di sottrarsi alla giurisdizione dell’ordinario diocesano: anche la confraternita di S. Rocco ne fu coinvolta(8). Queste diatribe, peraltro, sortirono esiti disastrosi per le confraternite: inosservanza delle regole statutarie, dilapidazione di patrimoni e frode di lasciti e pii legati(9). Nella sua relazione del 25 novembre 1747, il vescovo Giulio de Turris ammetteva che tutti i suoi sforzi per conservare il controllo vescovile sulle confraternite erano falliti(10). Il 27 giugno 1781 i confratelli inviarono a re Ferdinando IV una supplica per ottenere il regio assenso alla fondazione ed allo statuto confraternale. L’assenso allo statuto del pio sodalizio giunse l’8 agosto del medesimo anno(11). La gran parte dei consociati era costituita da contadini sebbene non risulti che alcuna chiusura sociale fosse propria del sodalizio(12). Il regolamento prevedeva l’adempimento di attività di solidarietà e assistenza, che si espletavano esclusivamente all’interno della confraternita: i consociati si sostenevano vicendevolmente in caso di malattia, e garantivano gli uni agli altri il viatico, la preghiera, la sepoltura e il suffragio post mortem(13). La congregazione gestiva tra l’altro il Monte S. Rocco, sul quale non si dispone di molte informazioni e di cui si ignorano origine e finalità, ma che doveva sicuramente essere molto antico(14). Oggi la confraternita di S. Rocco si presenta come un’associazione pubblica costituita esclusivamente da fedeli di sesso maschile, soggetta alla giurisdizione del vescovo di Molfetta–Ruvo–Giovinazzo–Terlizzi(15); lo statuto prevede tuttavia la presenza di un’associazione femminile, la Pia unione femminile in onore della Beata Vergine Santissima del Buon Consiglio(16), retta da un regolamento autonomo e da un proprio consiglio di amministrazione. Attualmente il sodalizio oltre al culto di San Rocco, si adopera attivamente per il culto della Madonna del Buon Consiglio, festeggiata il 26 aprile. Importantissima è poi la processione delle prime ore del Giovedì Santo, detta degli Otto Santi, rappresentante la deposizione del Cristo, che muove dalla piccola chiesa confraternale e che da più di un secolo costituisce il principale motivo di devozione della confraternita(17).

(1) F. Jurilli, Ruvo di Puglia nella preistoria e nella storia, Trani 1971, Vecchi & C., p. 281
(2) Ibidem
(3) Archivio Segreto Vaticano, Congregazione del Concilio, Relationes ad Limina, Ruben 695 A, G. Pasquali, Relatio 1593
(4) Cfr. in proposito V. Amenduni, La dioecesis rubensis nella metà del secolo XVIII. Estratto dalla tesi in Sacra Teologia, Napoli 1958, p. 37; V. Pellegrini, Ruvo Sacra, Schena editore, Fasano 1994, pp.106-111.
(5) F. Di Palo, Le confraternite della diocesi di Ruvo (secc. XVI-XX), in «Le confraternite pugliesi in Età Moderna 2. Atti del seminario internazionale di studi (27-28-29 aprile 1989)››, a cura di L. Bertoldi Lenoci, Fasano 1990, p.599.
(6) L. Palumbo, L’isolamento dei vescovi del Mezzogiorno tra ‘600 e ‘700. Il caso di Ruvo, in «Rivista di Scienze Religiose», V (1991), p.95.
(7) Ibidem
(8) Ibidem, p.101
(9) Ibidem.
(10) F. Di Palo, Le confraternite della diocesi di Ruvo, cit.,  p599
(11) Ibidem, p.600
(12) Ibidem, p.602.
(13) Ibidem
(14) Archivio di Stato di Bari, fondo Prefettura, Opere Pie-Carte Amministrative, b. 100, fasc. 3936, Sull’inversione dei luoghi pii di Ruvo, pp. 49–50
(15) Archivio della Confraternita di S. Rocco, Atti normativi, b,1, fasc. 1, Confraternita Opera Pia S. Rocco. Regolamento [2000], art.1.
(16) Ibidem, art. 2
(17) Ibidem, Cfr. anche F.Di Palo, Le confraternite…, cit., p. 603